LA PORCELLANA DI CAPODIMENTE (Napoli)

L'arte della ceramica vanta, a Napoli, una plurisecolare tradizione. Fu, infatti, nel 1739 che Carlo III, Re delle Due Sicilie, si fece promotore dell'apertura della prima fabbrica napoletana nelle adiacenze del suo palazzo sulla ridente collina di Capodimonte.
L'impasto è composto principalmente da: caolino, feldspato e quarzo. La prima fase di lavorazione consiste nel modellare esclusivamente a mano ciascuno dei singoli particolari che successivamente assemblati formeranno il pezzo. Trascorsi i tempi necessari di essiccazione si passa alla cottura. Questa avviene generalmente in due fasi: alla prima, a 700-800 gradi C, fa seguito la decorazione realizzata a mano con colori apiombici sotto vernice, la copertura della superficie con una vetrina a base silicea (smalto) ed una seconda cottura a 1400-1500 gradi C che rende i colori indelebili e brillanti nel tempo.
Particolarmente rinomata è la produzione di Biscuit, una pasta morbida, traslucida, bianca. All'inizio la decorazione si ispirò a quella di Meissen, poi seguì maggiormente il gusto Rococò. Pur se la manifattura fu trasferita da Re Carlo, con la sua ascesa al trono spagnolo, nel Palazzo del "Buen Retiro" a Madrid, dove cessò di esistere nel 1808, a Napoli la produzione di "Capodimonte" non smise mai.